Intervista a Michele Tricarico, in arte Coniglio Bianco

fotografia coniglio bianco

Un fotografo extra-ordinario: Michele Tricarico, in arte Coniglio Bianco nasce a Roma e frequenta l’istituto d’arte Silvio D’Amico dove perfeziona la sua passione per il disegno e le arti in genere. Pubblica diversi calendari tra i quali uno per RockHard e le sue fotografie sono protagoniste di copertine ed inserti per riviste come “Mucchio” e “Rolling Stone”. Collabora con la Lav per la quale realizza alcune immagini in supporto alle campagne in difesa degli animali. Pubblica copertine per cd di gruppi rock e non solo come Emanuel Lo, Stick It Out e vari artisti emergenti.  Collabora a eventi nazionali di Tattoo Convention in veste di fotoreporter ed eventi motociclistici di vario genere. Il Coniglio Bianco è un fotografo che si segue col sorriso, certi che, tra un post provocatorio di Facebook e una pubblicazione, trova sempre il modo di stupire. 

Fotografo, seguace di David LaChapelle e, diciamolo, un po’ women lover: come si presenta al pubblico il Coniglio Bianco?

[ride] perfetta descrizione, adoro David LaChapelle per me è un dio della fotografia e le sue immagini trasmettono sempre forti emozioni a chi le osserva, trovo che sia un genio dei nostri tempi che va oltre la classica bella foto. Per me le Donne sono qualcosa di unico, meraviglioso delle creature perfette con i loro difetti e adoro fotografarle e tirar fuori quella loro sensuale aggressività, anche se sono molto selettivo nello sceglierle. Infatti oltre ad avere un bel corpo la cosa più importante per me sono gli occhi, il loro sguardo deve ammaliare. Il Coniglio Bianco si presenta “trasgressivo” usa l’osare come elemento distintivo. Nelle mie foto la Donna è sensuale, ma mai pornografica, quasi come un’eroina dei fumetti. Voglio trasmettere quel senso di realtà misto a fantasia.

coniglio bianco photography

La tua fotografia segue le tue regole, in tal senso, la trasgressione, è un punto di partenza o un punto di arrivo? 

Sì, esatto. Odio gli schemi classici in una foto (i fotografi mi odieranno per questo) delle volte trascuro una luce o un ombra in più e magari do più importanza all’impatto stesso della foto che alla struttura tecnica.  La trasgressione è un elemento presente  anche nella mia vita privata, quindi in automatico la trasgressione è il fulcro sul quale gira tutto lo sviluppo e il lavoro di ogni mio scatto, dall’inizio alla fine. 

Iperrealismo, colori vivaci, equilibri dinamici: come nascono le tue fotografie?

Bella domanda, ti direi come prima cosa dalle passioni che ho sempre avuto fin da giovane, quindi i fumetti ed i cartoni animati giapponesi e poi dai film di serie B o semplicemente dal mio immaginario fantasioso di come vedo la Donna nei miei desideri da sempre. Mi piace dare quell’immagine di Donna fatale, esagerata oltre gli schemi. La principessa in stile Disney è esattamente il contrario di Donna che vedo io (infatti tifavo sempre per le streghe) mi piace la Donna che si vuole far ammirare e desiderare, una Dea con le sue regole che ti conquista per questo.

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Cosa non ti piace del mercato della fotografia contemporaneo? 

La noia nel vedere foto tutte simili o troppo copiate dal passato dai grandi maestri con il risultato di assomigliare solo a copie di copie di copie senza fine e soprattutto senza arte. In giro vedo spesso foto talmente banali e uguali tra loro che sono costretto a leggere chi è l’autore per capire chi o non chi ha fatto quello o quell’altra foto. Sono pochi quelli che si distinguono realmente dalla massa che è troppo spesso attenta solo alla nudità in sé che ad esprimere qualcosa. Noto poca fantasia, poca voglia di sperimentare e di conseguenza sono davvero pochissimi i fotografi che stimo e seguo con piacere.

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 C’è un aggettivo che descrive al meglio la tua visione fotografica? 

Surreale.

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3 fotografi, 3 film, 3 riviste che ti hanno dato degli spunti durante il tuo percorso.

Un po’ difficile rispondere a questa domanda, ma sicuramente inconsciamente mi hanno influenzato David LaChapelle, Herb Ritts, Annie Leibovitz, per i film La Famiglia Addams (la serie tv), Quei bravi ragazzi, Dracula di Francis Ford Coppola, per le riviste Max negli anni ’90, Playboy e fumetti americani e manga giapponesi.

C’è qualcosa che ti spaventa nella fotografia? 

La banalità, il non saper più trasmettere emozioni e riciclare sempre le stesse idee. E la cosa che più mi spaventa è sentirmi dire solo “sì, è una bella foto.”

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3 obiettivi: da qui a un mese? da qui a tre mesi? da qui a un anno?

Da qui ad un mese sperare di consegnare tutti i set arretrati che so no mi uccidono [ride]. Entro 3 mesi realizzare alcune idee su dei set assurdi che ho in testa da tempo ma, il problema è trovare modelle con le qualità che cerco e ti assicuro che non è cosa semplice. Da qui ad un anno vorrei realizzare un workshop, ma è talmente folle che non so se riuscirò nell’impresa, ho bisogno di altri matti come me! Se lo farò sarai tra i primi a saperlo 😉

Se permetti, finisco con il ringraziare tutte (o quasi) le modelle che hanno collaborato e lavorato con un folle come me e che hanno avuto la pazienza di accettare alcune mie follie sui set e naturalmente tu Elisa di Me Vs. Photography, grazie ancora e come dico sempre…Follow the White Rabbit!!!

(Seguitelo anche sulla Pagina Facebook: ConiglioBianco.Photography)

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Commenti

  1. particolare lo spirito di questo fotografo, si vede che è un folle sperimentatore.

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