Come scegliere la fotocamera (e perché all’inizio non è così importante)

terry richardson

(scritto da Matteo Virili)

Quand’è che si diventa aspiranti fotografi? Difficilmente c’è un momento ben preciso. Per me è stato quello in cui, cercando tutt’altro, ritrovai in casa una reflex meccanica a pellicola che mio padre evidentemente comprò in un momento in cui anche lui si era sentito attratto dalla fotografia, salvo poi disinteressarsene. Per altri è stato quel momento in cui, mentre scattavano delle foto ricordo (anche con un banale cellulare o una compatta) hanno cominciato a porre più attenzione, più o meno consciamente, a cosa inserivano in quel rettangolo magico che chiamiamo inquadratura.

Per altri ancora la voglia di dedicarsi alla fotografia è scaturita mentre sfogliavano una rivista, quindi senza avere una fotocamera per le mani, rimanendo estasiati alla vista di un servizio fotografico di viaggio, di moda, di reportage o di still-life. Dopo quel momento in cui si prende coscienza della propria nascente passione, sorge spontanea nel novizio la classica domanda “Con quale fotocamera dovrei iniziare a fotografare? È esattamente la domanda che all’inizio non bisognerebbe porsi. Lungi da me fare discorsi romantici del tipo “gli strumenti e la tecnica sono solo ostacoli alla creatività” e se qualcuno ve li fa (normalmente qualche hipster con la barba lunga e la camicia a quadri) bollateli immediatamente come idiozie, perché vale esattamente il contrario.

Tuttavia all’inizio arrovellarvi il cervello sulla scelta della vostra prima fotocamera potrebbe essere controproducente e minare la vostra passione sul nascere con la lettura delle schede tecniche di decine di modelli (che probabilmente non capirete) o, cosa ancor più drammatica, potrebbe trasformarvi da appassionati di fotografia in appassionati di attrezzatura fotografica. È una razza che infesta numerosi forum… statetene il più possibile alla larga! La fotocamera più adatta per cominciare a fotografare è… quella che avete già.

E se ho solo una compattina tutta automatica o un cellulare?

Tanto meglio, dico io. Qualcuno può vederla come una provocazione, ma vi assicuro che non è così e posso spiegarvi il motivo. Per 5 anni ho lavorato come redattore per una rivista di fotografia e tra le mie mansioni c’era anche quella di smistare le foto dei lettori, le migliori delle quali venivano premiate con la pubblicazione.

Nelle loro email i lettori spendevano fiumi di parole nel descrivere gli strumenti che avevano utilizzato, facendo un’accurata lista di tutti i loro gioiellini per poi giustificare questa o quell’altra scelta “artistica” discutibile con l’uso di questa o quella tecnica di ripresa particolare. Signori miei, credetemi se vi dico che il 95% di quelle fotografie erano di una banalità allucinante. Incredibilmente sciape. Mancavano soprattutto di due cose: accurata scelta del soggetto e buona composizione.

E che cos’è mai la fotografia se non “scegliere accuratamente come, quando e cosa inserire nel rettangolo dell’inquadratura”? (questa frase ricordatevela perché la scriveranno sulla copertina della mia biografia quando sarò ricco e famoso). Curare la composizione è una cosa che possiamo fare anche con la più semplice delle fotocamere, così come scegliere in quale momento premere il pulsante di scatto. In un primissimo tempo bisognerebbe dedicarsi solo a questo. Il tempo per scoprire tutti gli altri parametri su cui possiamo intervenire su una fotocamera (soprattutto se ad ottiche intercambiabili) lo avremo anche in seguito, ma se commettiamo l’errore di metterci subito a pensare a tempi, diaframmi, sensibilità ISO, lunghezza focale, corriamo il rischio di perdere di vista lo studio della composizione, che è spesso l’unica discriminante tra una foto buona e una foto inutile.

Conoscere e imparare a gestire ogni singolo parametro ci aiuterà in tutto il resto: ottenere una foto correttamente esposta, con i colori ben bilanciati (o sbilanciati a nostro gusto), in cui scegliere cosa deve essere nitido e cosa sfuocato, eccetera eccetera. Se tuttavia vi dedicate a questo senza saper minimamente comporre otterrete una di quelle tante foto che nessuno sarebbe disposto a pubblicare (anche se pubblicandole su Facebook riceverete lo stesso tanti “mi piace”, ma quelli NON CONTANO!).

E se la fotocamera che ho permette già tutte queste regolazioni che faccio, la butto?

Assolutamente no, anzi siete fortunati perché non dovrete spendere altri soldi, tuttavia dedicatevi inizialmente soprattutto allo studio della composizione, lasciando lo studio di tutti gli altri parametri a un momento successivo.

La vostra più grande preoccupazione deve essere innanzitutto quella di procurarvi un buon manuale di fotografia. Vanno bene anche quelli un po’ datati scritti in “epoca analogica” che trovate in prestito nella vostra biblioteca comunale. I parametri fondamentali da conoscere e imparare a gestire sono infatti rimasti sempre gli stessi, pellicola o digitale cambia poco finché siamo all’inizio.

Perché non dovrebbe interessarvi con quale fotocamera cominciate?

Se ora che la vostra passione per la fotografia è agli albori e riuscite a concentrarvi solo sull’essenziale per poi a poco a poco imparare tutto quello che c’è da sapere per piegare ai vostri scopi gli strumenti (fotocamere, obiettivi, luci…) per mezzo della tecnica, sarete in grado un giorno, se lo vorrete, di affrancarvi dallo strumento stesso e fotografare con ciò che più vi aggrada. Un giorno conoscerete i vari strumenti fotografici, i loro limiti, e come aggirarli a vostro piacimento, avendo al tempo stesso delle solide basi di composizione che vi permetteranno di ottenere ottimi risultati anche con attrezzature modeste.

È il motivo per cui una compattina a pellicola tutta automatica come la Yashica T5 vale di più e dà risultati migliori nelle mani del grande fotografo di moda Terry Richardson (quel matto che vedete nella foto copertina di questo articolo) che non nelle vostre o nelle mie. Non crediate però che Terry Richardson, personaggio davvero singolare su cui vi invito ad approfondire, si sia svegliato un bel giorno e abbia detto “Sai che c’è? Mi improvviso fotografo di moda per Valentino, H&M, Sisley e stupisco tutti usando una compattina, in barba a quei fessi di fotografi professionisti che spendono una fortuna in attrezzatura, ahahah!”.

Richardson, partito come assistente di un altro fotografo, ha studiato molto e ha usato e usa svariate fotocamere e obiettivi a seconda di ciò che deve realizzare. Ha prima imparato bene a fotografare ed ha approfondito la tecnica e la conoscenza dei vari strumenti abbastanza da arrivare a capire che per il tipo di foto che gli piace realizzare (e che i clienti gli pagano profumatamente) può spesso usare anche attrezzatura minimale.

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Flash frontale sparato in faccia, ombra netta sul fondale e soggetto ripreso da vicino. Questo è il marchio di fabbrica di Richardson.

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Qui una foto di backstage di una sessione fotografica con Lady Gaga in cui Richardson usa una fotocamera dichiaratamente professionale (sembrerebbe una Nikon D3) equipaggiata con un modesto obiettivo 50mm non dei più costosi e un semplicissimo flash da slitta senza alcun diffusore, che va a colpire il soggetto con una luce frontale e dura.

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