Me Vs. Nino Migliori

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Intervista a Nino Migliori, fotografo italiano

È difficile trovare le parole giuste con cui introdurvi Nino Migliori. Non solo perché il maestro è uno dei pilastri della fotografia mondiale, e nemmeno perché Nino Migliori – nato a Bologna nel 1926 – ha attraversato molte evoluzioni della storia della fotografia. La difficoltà che provo nel trovare le parole giuste nasce dal profondo sentimento di ammirazione, ammirazione nei confronti a una persona che racchiude in sé una ricchezza unica di emozioni, di conoscenza e di esperienze. Ecco un sunto della nostra chiacchierata:

Quando è nata la tua passione per la fotografia?

Inizio a fotografare nel 1948 con una Retinette della Kodak, sono gli anni appena successivi alla fine della guerra. Noi giovani di allora, eravamo stanchi di scappare, di nasconderci, di avere paura delle bombe. Quando la guerra è finita avevamo voglia di uscire allo scoperto e di impossessarci della nostra vita. Avevamo bisogno riscoprire il piacere di conoscere, di incontrare le persone e di liberare la nostra curiosità.

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Quali sono le riflessioni con le quali ti sei avvicinato al movimento dell’Informale?

Gli anni Cinquanta per l’arte sono stati un periodo di rottura nei confronti del Romanticismo e c’era molto fermento. Frequentando Peggy Guggenheim assieme agli artisti Vedova e Tancredi potevamo gustare le grandi opere in anteprima. Questa sensazione di voler conoscere e di voler fare esperienza del reale si poteva respirare in tutti gli ambienti, dai circoli fotografici alle mostre. Era il piacere giovanile di sperimentare le varie possibilità fotografiche, ma senza l’intento di speculare con i concetti di estetica e di estetizzazione. Cercavo di rompere gli schemi e, tramite questa rottura, di sperimentare e di guardare oltre.

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C’è qualche segreto del mestiere che ha ti ha accompagnato?

Fotografare in pellicola era molto costoso. A differenza di oggi che si possono scattare un numero infinito di immagini negli anni Cinquanta non era così. E così mi ero inventato questo stratagemma: fingevo di scattare fino a quando non si rompeva quella tensione iniziale tra fotografo e soggetto che rende rigida la posa e l’attitudine. Scattavo a vuoto per un quarto d’ora e quando il soggetto iniziava a non sentire più la presenza della macchina fotografica allora scattavo veramente.

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Cosa ti piacerebbe dire a chi si vuole avvicinare alla fotografia?

Chi rimane davvero nella storia è chi sperimenta. Penso per un attimo a Picasso: nella vita ha sperimentato tanto e provato tutti i tipi di tecniche. È per questo che mi piace dire ai giovani di essere curiosi, di esplorare e di cambiare in continuazione. Buttate quello che avete fatto ieri e cercate ogni giorno qualcosa di diverso.

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Breve Biografia di Nino Migliori, fotografo:

Nino Migliori è nato a Bologna nel 1926 dove vive e lavora. La sua fotografia, dal 1948, sviluppa uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea. Gli inizi appaiono divisi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una sperimentazione sui materiali del tutto originale e inedita. Le ossidazioni, i Pirogrammi, dei tardi anni Quaranta sono opera che non hanno confronti nel panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se letti all’interno del versante più avanzato dell’informale europeo. Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere. Nino Migliori è l’autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all’arte, alla sperimentazione e al gioco.

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