Me Vs. Adolfo Valente

Me Vs. Adolfo Valente

Intervista a Adolfo Valente, fotografo

Seguo la fotografia di Adolfo Valente da oltre tre anni. Anni importanti per la mia crescita nel mondo della fotografia e anni in cui il mio gusto, le mie conoscenze e competenze sono cambiate e maturate giorno dopo giorno. In questo lungo periodo le immagini di Adolfo mi hanno sempre accompagnato: la curiosità nei confronti della sua fotografia è sempre vivida. È la curiosità che scatta difronte alla visione di immagini che più che mostrare vogliono raccontare. Immagini intimiste che raccontano una storia, un’emozione, un sogno a occhi aperti. E così, di fotografia in fotografia, vengo sempre spinta a chiedermi: “e dopo cosa succede?”. Ecco il frutto della nostra chiacchierata:

Iniziamo in un modo diverso dal solito: se dovessi descriverti con una tua fotografia, quale sarebbe?

È molto bella questa domanda. Penso spesso due cose: che noi siamo quello che fotografiamo e che le fotografie, a saperle guardare, non mentono mai. Detto questo, la risposta è anche maledettamente difficile. Indicare una fotografia che ci rappresenti, tra centinaia di foto, è un bel compito. Anche perché non è affatto detto che debba essere per forza una fotografia “bella” o particolarmente riuscita: è un insieme di cose, di sensazioni, di ricordi, di sentimenti. Posso barare un po’ e indicarne due? Direi queste.

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Fotografia di Adolfo Valente

 

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Fotografia di Adolfo Valente

 

Qual è la tua idea di fotografia?

Sono abbastanza disincantato, non ho nessuna pretesa (tanto meno “artistica”, figuriamoci) e conosco bene i miei limiti. Per me la fotografia è solo un hobby. Questo, a pensarci bene, anziché essere una barriera può invece essere visto come un grande vantaggio. Molti pensano che certi “grandi professionisti” siano avvantaggiati perché possono godere di uno staff di tutto rispetto, assistenti, “top-model” e così via. In parte sarà anche vero, anzi senza dubbio, ma sicuramente questo comporta anche tutta una serie di problemi in più da risolvere, mentre io posso fare esattamente quello che voglio! Non devo rendere conto a nessuno: né a clienti (magari rozzi, ignoranti e che voglio tanto spendendo poco, un classico…), né a direttori editoriali e così via. Siamo solo io e la persona che fotografo. È fantastico questo. Allora, si chiederà qualcuno, perché fotografiamo? Semplicissimo: lo faccio per comunicare. La comunicazione è essenziale, è assolutamente vitale. In pratica attraverso la fotografia dico: ehi, gente, ci sono anch’io a questo mondo, mi piace fotografare e faccio questa roba qui. Spero vi piaccia, almeno un po’. E c’è anche la persona che ho fotografato: non sono solo! Se quello che faccio non vi piace, beh, non ve ne faccio una colpa, perché in realtà molto spesso non piace nemmeno a me 😉 Ma cerco di migliorare; domani spero di fare una cosa migliore. Studierò, nel mio tempo libero, per fare questo, mi applicherò: ve lo prometto. Non so se ci riuscirò, ma almeno mi sforzerò, questo ve lo posso assicurare. Ma mica perché lo devo a voi: perché lo devo a me stesso. Ecco, per un professionista la fotografia magari è solo ciò che gli permette di mangiare. Per me la fotografia è questo.

Adolfo Valente

Fotografia di Adolfo Valente

 

Osservando le tue fotografie mi sembrano avvolte da un’aura quasi poetica che le rende particolari rispetto al ritratto classico. C’è una componente di questo tipo nella tua ricerca?

Non so se si possa parlare di aura poetica (anzi, direi di no, perché mi sembra sicuramente eccessivo). Credo sia una questione di luce. Amo molto scattare in controluce, mi piace quando la luce – ma anche le ombre, che sono pur sempre create dalla luce – avvolgono il soggetto, anche se questo comporta degli “errori” dal punto di vista classico (ad esempio sovraesposizioni, o sottoesposizioni e cosi via). Probabilmente questo contribuisce a creare qualcosa che caratterizza molte mie foto. Non lo so in realtà cosa accade. È solo il mio modo di vedere ed interpretare la luce, tutto qui.

Adolfo Valente

Fotografia di Adolfo Valente

 

Una curiosità: il colore nella tua fotografia è spesso di due tipi distinti e ben definiti, o b/n o tonalità tenui pastello. Mi sono chiesta in base a quali elementi, a quali emozioni, quale idea di fondo, opti per un’estetica o per l’altra.

Mi piace fotografare sia in bianconero che a colori. Anzi, molte volte non disdegno affatto di inserire in un unico servizio fotografie sia a colori che in bn. Che una serie debba essere completamente omogenea da questo punto di vista è una cosa ormai superatissima e legata a vecchi cliché privi di senso, e del resto ne abbiamo la prova in continuazione vedendo moltissimi servizi anche di grandi fotografi, in cui sovente si mischiano fotografie non solo in b/n e a colori, ma anche con effetti e postproduzioni diverse. Detto questo, ciò che mi fa optare per il bn o per il colore è l’idea iniziale, che in genere mi costruisco sulla base di due elementi: la modella ed il luogo ove si faranno le foto: è fondamentale la luce che troverò. Devo dire che capisco subito se la luce è più adatta per il colore o per il b/n – o per entrambe le soluzioni – e quindi la scelta definitiva la faccio sempre sul posto, anche se non dovesse coincidere con il mio concept iniziale.

Adolfo Valente

Fotografia di Adolfo Valente

 

C’è una domanda che spesso si chiede agli “under 30” ma visto che credo fermamente che il sogno sia un elemento importante in qualsiasi momento della vita come della crescita professionale non posso non chiederti: hai un sogno nel cassetto?

Ma come agli under 30? 🙂 Certo che ho un sogno nel cassetto! Non si deve mai smettere di sognare. So che può sembrare una frase fatta o banale, eppure è e deve essere così. Io penso sempre al futuro, a quello che farò, a cosa combinerò, nel bene e nel male. Naturalmente sono consapevole di non essere un ragazzo e che il tempo passa maledettamente in fretta. Ma non importa: sotto sotto, so che camperò più o meno sui 150 anni e quindi ho ancora un sacco di cose da programmare! Ma i sogni non si possono svelare…

Adolfo Valente

Fotografia di Adolfo Valente

 

Dopo il sogno passiamo a “cosa ti aspetta domani”. La tua prossima sfida fotografica: Adolfo Vs.?

Come dicevo all’inizio, sono un “privilegiato” perché fotografo solo per me. Non ho quindi particolari sfide, non devo rendere conto a nessuno. Il peggior nemico di me stesso, in realtà, sono io. Se sono tendenzialmente “indulgente”, per così dire, verso gli altri, non lo sono affatto verso me stesso. È difficile che mi senta realmente soddisfatto di quello che faccio e a dire il vero non so se sia un bene o un male, perché alla fine penso che si potrebbe anche vivere meglio, un po’ più appagati. Ma a parte questo, tutto sommato sono sereno. Anche senza sfide. O forse…proprio per questo!

Per saperne di più: www.adolfovalente.com

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