#IGERS4LEICA: il racconto fotografico di Ann_Mela

igers4leica_Ann_Mela

Ci sono tante storie che si intrecciano.

La prima storia è quella di Annalisa Melandri nata nella Bassa bolognese nel 1971. Formatasi con gli studi all’Istituto d’Arte di Ferrara e poi alla Facoltà di Architettura a Venezia. Lavora in uno studio di progettazione ed è ricchissima di passioni. Musica, cinema, arte e…Instagram! Non è una fotografa, ma la passione per la fotografia non le manca. E di questo sono convinti anche i suoi follower che da anni seguono le sue storie social.

Instagramers italia partnership leicalogoLa seconda storia che entra in gioco è la partnership tra due realtà che di immagini – e di racconti per immagini, – se ne intendono parecchio. Anche se in modi diversi. Sto parlando di Leica Camera Italia e Instagramers Italia, entrambe abbastanza conosciute da non aver bisogno di un inciso di approfondimento.

Due realtà che hanno annunciato il 6 Febbraio una collaborazione che durerà per tutto l’anno. Il progetto Igers4Leica si basa sui valori di tradizione, innovazione e promozione della Fotografia come forma di espressione che da sempre accompagnano l’azienda tedesca leader di apparecchi fotografici.

Annalisa, Ann_Mela su Instagram è stata una delle ragazze scelte come Ambassador del progetto dal team IgersBologna. E così, con una Leica D-Lux fornita dal Leica Store di Bologna e tutta la passione per le immagini acquisita negli anni, Annalisa ha scelto di raccontare il CHEAP Festival supportata dall’attrezzatura fornita dal brand storico e sostenuta dalla frizzante community degli Igers.

Ecco cosa mi ha raccontato Annalisa durante il nostro incontro sotto le Due Torri.

Annalisa. Prima di tutto toglimi una curiosità: qual è stato il tuo primo approccio con la fotografia?

Da adolescente ho scattato qualche foto, ma niente che suscitasse (e che mi suscitasse) particolare interesse. Poi ho scoperto Instagram e ho iniziato, come spesso accade, a pubblicare nel social network quello che mi succedeva durante la giornata. Pian piano però il mio sguardo si è spostato su Bologna, sulla città, sui passanti e sui suoi palazzi. Non sono una fotografa (e mi imbarazza quando mi chiamano in questo modo!). Con le immagini ho trovato un mezzo di espressione. Non vendo nulla. Racconto solo quello che vedo e che mi piace.

Quali sono i vantaggi del fotografare con uno smartphone?

La vicinanza e l’immediatezza. Un professionista, o chi fotografa con importanti macchine fotografiche, ha la necessità di calibrare, di impostare il mezzo. Io con il cellulare, e spesso con l’iPad, non ho bisogno di tutto ciò. Lo prendo dalla borsa e scatto. Riduco i tempi.

Con il progetto Igers4Leica il tuo iPad è stato sostituito da una D-Lux. Qual è stato il primo impatto?

Fulminante. In primis perché il progetto che ho scelto, ovvero quello di raccontare un festival che si è tenuto in città, è iniziato proprio nei giorni in cui io sono stata scelta per Igers4Leica. Ho dovuto chiedere la macchina fotografica quasi in tempo reale e nel giro di pochi giorni ero già tra le vie di Bologna a raccogliere immagini. Non potevo sbagliare, perché non avrei avuto una seconda occasione. Ma con la D-Lux è stato facilissimo. Nonostante la differenza del mezzo, mi sono trovata a mio agio.

Come è cambiata la gestualità, la ritualità, della realizzazione dell’immagine?

È cambiato tutto per me. Con l’iPad sei sempre con le mani in alto, è un mezzo che può apparire invasivo, soprattutto se il soggetto che ritrai è una persona. Con la macchina fotografica riesci a cogliere aspetti più profondi. Profondi anche perché puoi facilmente usare lo zoom e hai l’opportunità di fotografare da una distanza maggiore. Mi sono sentita meno ingombrante nella scena.

In tal senso, la macchina fotografica ti ha aiutato a raccontare le storie che avevi di fronte?

Sì, proprio perché ho potuto approfittare della distanza. La vicinanza o la distanza cambiano la storia che racconti e anche il tuo punto di vista. Raramente avevo avuto l’occasione di approfondire quest’aspetto.

Mi dici di più sul progetto che hai realizzato?

Il mio progetto è legato al Cheap Festival 2015 che si è svolto dal 1 al 10 Maggio. È una rassegna di street art nata qualche anno fa da un’idea dall’Associazione Cheap. Durante i giorni del festival la città si trasforma in una galleria d’arte a cielo aperto perché artisti, grafici e illustratori provenienti da tutto il mondo sono chiamati a riqualificare alcuni spazi urbani in nel centro e nella periferia bolognese.
Io ho iniziato fotografando soprattutto le bacheche pubblicitarie in disuso di proprietà del Comune di Bologna , un tema ricorrente già da tempo nelle mie fotografie. Ma poi, complice Elisa, una delle organizzatrici del Cheap che mi ha avvisato su alcuni eventi chiave dell’iniziativa, ho cercato di far coincidere le mie uscite fotografiche con i momenti in cui gli artisti creavano delle vere e proprie opere sui muri che erano stati scelti per la riqualificazione.

Quante fotografie hai scattato?

Oltre 500. È stato DIFFICILISSIMO scegliere le 10 immagini finali.

Rispetto a quando scatti con l’iPad, hai fotografo di più o di meno?

Decisamente di più. Il primo giorno ho scaricato addirittura la batteria.

Accorciare i tempi e in questo caso scattare con maggiore frequenza, ti ha aiutato a cogliere le storie che volevi raccontare oppure è stato un affrettare le cose?

Mi ha aiutato soprattutto nel cogliere alcuni gesti ed espressioni degli artisti. Probabilmente con l’iPad avrei perso tante occasioni di fotografare momenti, per me, bellissimi.

Com’è il tuo rapporto con Instagram e con i tuoi follower?

Sono totalmente “addicted”. Ma nonostante abbia varie persone che mi seguono, cerco di mantenere un dialogo piuttosto che un monologo. Non mi limito a pubblicare le fotografie. Non mi interessa agguantare quei 1000 “like”. Mi piace socializzare e avere un atteggiamento di apertura. E, ti assicuro, funziona perché grazie a Instagram ho conosciuto tantissime persone in tutta Italia.

Hai coinvolto i tuoi follower nel progetto Igers4Leica? Come hai raccontato a chi ti segue quello che stavi vivendo?

Non è stato immediato far capire l’entità del progetto. Ma, immagine dopo immagine, ho cercato di coinvolgerli e di spiegargli la partnership di IgersBologna e di Leica Store di Bologna e il ruolo che io avevo. È stato bellissimo scoprire quante persone mi hanno supportato durante la realizzazione del progetto.

Quando parliamo di fotografia, infondo parliamo sempre di storie, e di come possono essere raccontate. E in questo Instagram ha delle potenzialità incredibili. Avere la possibilità di raccontare quello che ti circonda, ti ha cambiata? Tirando le somme, prima di Instagram e dopo Instagram sei una persona diversa?

Sì, in un modo che nemmeno potevo immaginare. Ero una persona timida e molto ligia agli schemi. Da quando sono su Instagram mi sembra di essere ritornata ai tempi dell’università in cui ogni giorno conoscevo mille persone diverse. E non solo “online”.

Non sono solo amicizie digitali quindi?

No, se riesci a creare un dialogo e a creare una tua linea editoriale, le persone che si appassionano ai tuoi scatti spesso vogliono conoscerti. Questo mi ha preso alla sprovvista, ma è stato anche entusiasmante!

A seguito dell’esperienza fatta, pensi sia interessante che i brand di attrezzature fotografiche sposino delle collaborazioni con la community di Instagram? Ti piace che le due realtà vengano affiancate? Ci vedi dei limiti?

Credo sia un’occasione per mettersi in gioco e ampliare i propri orizzonti. Per me è stato stimolante e un modo per approfondire il mio modo di catturare le immagini. Io come ti dicevo non sono una fotografa né ho velleità di esserlo. Non ho competenze tecniche e non ho committenti né scadenze. Ma in questo progetto mi sono divertita e, in fin dei conti, mi sono resa conto che nonostante il passaggio dall’iPad alla D-Lux, il mio stile, le mie storie, non sono cambiate. Ho cambiato mezzo, ma a raccontare sono sempre io. Forse con qualche facilitazione in più 😉

Provocatoriamente: è proprio vero che è l’occhio e non il mezzo a fare le fotografie?

Comincio a pensare che ci voglia “l’occhio”. La macchina fotografica aiuta sicuramente, ma non fa la bella foto se dietro non c’è qualcuno che vede l’immagine giusta. Mentre realizzavo il progetto mi sono chiesta più volte come potevano essere le mie fotografie se avessi avuto una consapevolezza migliore del mezzo che stavo utilizzando.

Se dovessi pensare alla prima fotografia che ti viene in mente, a cosa pensi?

Oddio mi vengono in mente mille fotografie. Ma se dovessi dirtene una mi viene in mente una foto del mio bisnonno da giovane mentre fumava un sigaro.

Quale potrebbe essere il prossimo step per rendere questo progetto ancora più concreto?

Io sono felicissima sia dell’esperienza che ho vissuto sia delle fotografie che ho ottenuto. Magari il prossimo passo potrebbe essere quello di esporre le immagini.

E a livello fotografico invece?

Imparare a fotografare in b/n! Chissà, magari con una Monochrom 🙂

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