Me Vs. Paolo Ranzani

Me Vs. Paolo Ranzani

Paolo Ranzani è un fotografo professionista da oltre vent’anni con base a Torino. È un fervido sostenitore della fotografia come mezzo di comunicazione e per questo la sua produzione è volta a elevare e sostenere la fotografia nella sua accezione classica: un’immagine intrisa di elementi che comunica un messaggio. Oltre alla realizzazione di redazionali, campagne pubblicitarie e mostre, negli ultimi anni Paolo Ranzani si è dedicato anche alla regia di video. Tra le sue produzioni recenti ci sono i videoclip Alfonso, della cantante Levante, e Moving’on di Paolo De Ceglie.

Cos’è per te la fotografia?

Per ovvie ragioni, in primis, è il prodotto con cui mi pago le spese e la mia vita. Poi è anche il mio modo di comunicare e di esprimere pensieri e concetti. Sai, la fotografia non non la puoi racchiudere in una sola parola: sotto questo nome possiamo trovare la fotografia scientifica, la fotografia pubblicitaria che a suo modo può essere ancora spezzettata in altre varianti (catalogo per discount, campagna mondiale affissioni etc.), il reportage editoriale, la fotografia di moda, le opere d’arte, il cazzeggio amatoriale e molte altre. La fotografia può essere una moglie o una amante. Con la moglie hai un rapporto serio, maturo, con certi doveri e sacrifici che sopporti bene perché è tua moglie. Ci sono momenti di tensione, ma se è amore è con lei che vuoi stare e te la sei sposata con tanto di documentazione e contratto. Con l’amante è diverso, capita per caso, hai forti sensazioni ma che sono belle perché durano poco, la vedi solo ogni tanto ed è solo per piacere, sacrifici e doveri quasi azzerati, è come un hobby, ti diverti e poi la riporti a casa sua e torni alla tua vita abituale e al lavoro con cui campi. Ti può dare grandi emozioni ma non sarà mai come la grande bellezza di un amore quotidiano. Io sono sempre stato abbastanza eclettico e quindi mi sono diviso in fotografia professionale sotto committenza e quindi produco immagini che raccontino qualcosa che mi viene richiesto da altri per il loro pubblico/clienti, ma ho realizzato anche 4 libri in cui il committente ero io e quindi ho potuto esprimere le mie storie in modo autoriale, poi faccio anche progetti di ricerca che sono una via di mezzo. Per me la fotografia è come mia moglie con cui ho un rapporto così bello che mi fa anche da amica e da amante.

Paolo-Ranzani

Le tue immagini fotografiche raccontano sempre una storia: da dove prendi ispirazione?

Il fotografo di mestiere racconta storie, non fa immagini autoreferenziali che soddisfino solo se stesso, si deve confrontare con un cliente, con un pubblico, con un agente. Prima dell’ispirazione c’è il concetto, l’idea della storia. Quindi io prima ho un’idea. Vivendo, leggendo, osservando, ascoltando…a un certo punto qualcosa mi rimane incagliato nella testa e non ne esce, come un giornalista o un investigatore, devo improvvisamente saperne di più e quindi parte l’indagine su un’idea, mi documento, scrivo il progetto, mi immergo in questo contesto e così vien fuori la storia che voglio raccontare. L’ispirazione serve poi per capire come voglio raccontare la storia, con quale mood, con che tecnica, con che finalità. Tutto questo è il lavoro del fotografo, produrre le immagini è l’ultima cosa.

Paolo-Ranzani

Quali sono gli elementi che ti fanno ritenere soddisfatto dello shooting che hai realizzato?

Non sono quasi mai soddisfatto di ciò che realizzo. Appena ho finito sono ancora preso dai pensieri, dall’adrenalina. Ci vuole del tempo perché io possa riguardare le mie immagini e dire: “Quest’immagine esprime proprio quello che volevo raccontare”. Ma sono poche. Il resto è una continua ricerca, un’ossessione. Invece per le immagini sotto committenza io mi baso sulla richiesta e sulle informazioni che mi vengono date. Con la mia esperienza e conoscenza realizzo un prodotto che soddisfi il più possibile colui che mi paga. Se questo avviene vuol dire che ho fatto un buon lavoro. Il fotografo è un mestiere, non dimentichiamolo!

Paolo Ranzani

Ma quindi cos’è per te la creatività?

Questo termine è stra-usato e stra-abusato. Un po’ come la parola PASSIONE. Sta perdendo il significato vero. Hanno tentato in molti di definirlo ma di solito viene fornita una definizione parziale e autoreferenziale e quindi spesso inesatta. Una delle migliori è “La creatività è una risposta imprevedibile a un problema razionale”. Molto bella, però se ci pensi, nella realtà sarebbe impossibile. Ti immagini una persona che di mestiere fa il creativo e ogni mattina si sveglia e deve trovare una risposta imprevedibile a un problema razionale? Dopo sei mesi lo trovi alla neuro! Einstein disse che la creatività è l’intelligenza che si diverte. Molto d’effetto però anche qui non sono d’accordo, vorrebbe dire che quando nel proprio mestiere usiamo la nostra intelligenza e conoscenza per dare a un cliente qualcosa di creativo, ci stiamo divertendo! Creare può essere piacevole, ma dipende se stai cazzeggiando o devi, in una notte, presentare qualcosa di creativo ad una multinazionale sennò non perdi il lavoro. Inoltre se passasse il concetto che produrre cose “creative” sia solo un divertimento allora diamo ragione a quelle persone che non vogliono pagare i fotografi perché sono convinti che sia solo fare click divertendosi come dei pazzi. L’uso improprio delle parole ha aiutato il disfacimento di una professionalità. Questa è la definizione che ritengo più appropriata: “La creatività è selezione e combinazione”. Per creare devi aver acquisito un grande bagaglio di conoscenze e nozioni, con l’intelligenza e una spiccata capacità che non è da tutti, devi prendere questi dati dal tuo zainetto e saperli combinare in un modo interessante e significativo tanto da apparire “nuovo”. Ecco che hai creato qualcosa. Ma se sei ignorante e hai lo zainetto vuoto, mi spiace, non puoi creare nulla di interessante.

Paolo Ranzani

Quale sarà la tua prossima sfida fotografica? Paolo Vs?

Ho due progetti “in divenire”, ma te ne racconto solo uno….quello che riguarda le disabilità. Hai presente gli XMAN? Ecco, ci sono persone che affrontano quotidianamente la propria diversità e quello che poteva essere un ostacolo è poi diventato un super potere incredibile. Io sono affascinato da queste persone così lucide e luminose. Quando ti trovi di fronte ad Alex Zanardi, Simona Atzori o Melania Corradini vieni assalito da un’ondata di positività ed energia che ti riempie e non ti molla più. La mia prossima sfida sarà quella di raccontare le sfide che hanno superato e vinto questi supereroi.

Paolo-Ranzani

Per saperne di più: http://www.paoloranzani.com/

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Commenti

  1. Bell’intervista!

  2. Thanks Elisa!!! ;D

  3. Bravo Paolo! Hai spiegato nel migliore dei modi il lavoro di un fotografo professionista !! Un abbraccio!
    Buzz

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